Nel mondo dell’Agile Project Management, Scrum è sicuramente il framework più conosciuto e adottato.
Le previsioni per il futuro sono altrettanto ottimistiche se pensiamo alla sua validità come infrastruttura metodologica particolarmente flessibile e suscettibile di applicazione in contesti progettuali mutevoli.
I padri fondatori Ken Schwaber e Jeff Sutherland, svilupparono il framework nei primi anni ’90, ma la prima Scrum Guide fu pubblicata nel 2010 con l’obiettivo di spiegarne al mondo i principi e le prassi.
Da allora un numero sempre maggiore di organizzazioni hanno deciso di adottarlo e si è rapidamente diffuso in settori diversi da quello per il quale era stato ideato: lo sviluppo di prodotti software.
La Scrum Guide
La Scrum Guide non si propone come uno standard in cui sono definite nel dettaglio regole rigidamente imposte. Lo spirito che ha guidato Ken Schwaber e Jeff Sutherland, è tutt’altro che impositivo. Agile e tutti i framework che ne rappresentano una configurazione d’uso, non includono rigidi principi, anzi ciò che contraddistingue un approccio agile da una metodologia classica di project management è proprio la flessibilità.
La Scrum Guide deve essere considerata come un insieme di linee guida basate sull’empirismo e il pensiero Lean. L’empirismo afferma che la conoscenza deriva dall’esperienza e dal prendere decisioni basate su ciò che si è osservato. Il pensiero Lean, invece, riduce gli sprechi e si focalizza su ciò che è essenziale.
L’ultima versione della Scrum Guide risale al novembre del 2020 ed è disponibile come risorsa gratuita in lingua italiana, qui.
Essendo un framework Agile, rispetta i quattro valori fondamentali del Manifesto:
- Gli individui e le interazioni più che i processi e gli strumenti
- Il software funzionante più che la documentazione esaustiva
- La collaborazione col cliente più che la negoziazione dei contratti
- Rispondere al cambiamento più che seguire un piano
Non conosci i principi Agile? Leggi questo articolo.
Come definito dagli stessi ideatori, la caratteristica di maggior valore del framework Scrum risiede nella sua semplicità.
Tutto si racchiude infatti in un semplice schema:
- il Product Owner ordina il lavoro relativo ad un problema complesso in un Product Backlog
- lo Scrum Team trasforma una parte del lavoro in un incremento di valore durante uno Sprint
- lo Scrum Team e gli stakeholder ispezionano i risultati ed adattano il lavoro per lo Sprint successivo
- si ricomincia dall’inizio
Il compito dello Scrum Master è quello di favorire il flusso appena descritto.
Il ruolo dello Scrum Master è spesso erroneamente sovrapposto a quello del Project Manager, ma la realtà è che si tratta di due figure nettamente distinte. Leggi qui: “Scrum Master e Product Owner: due ruoli a confronto”.
Non tratteremo in questo articolo i dettagli del metodo Scrum, in quanto sarà oggetto di un articolo dedicato; ma per delinearne le caratteristiche principali, tratteremo in questa sede i tre pilastri empirici del framework, descritti nella Scrum Guide.
Il primo pilastro: la trasparenza
Il processo ed il lavoro svolto devono essere visibili sia a coloro che partecipano alle attività di progetto sia a coloro i quali ne beneficiano. La trasparenza consente di rispettare il secondo pilastro: l’ispezione. L’ispezione senza trasparenza è fuorviante e genera spreco.
Il secondo pilastro: l’ispezione
Il risultato del lavoro svolto (tecnicamente definito “done”) e l’avanzamento verso gli obiettivi concordati devono essere ispezionati frequentemente e diligentemente, per rilevare deviazioni o problemi indesiderati.
Anche in questo caso come nel precedente, esiste un legame di propedeuticità con il pilastro successivo (l’adattamento) e questo perché un’ispezione senza adattamento è considerata inutile.
Il terzo pilastro: l’adattamento
Se un qualunque aspetto del un processo dovesse deviare al di fuori dei limiti accettabili o se il prodotto risultante fosse inaccettabile, il processo applicato o i materiali prodotti devono necessariamente essere adattati. L’adattamento deve avvenire nel più breve tempo possibile per ridurre al minimo ulteriori deviazioni. Ci si aspetta che uno Scrum Team si adatti nel momento in cui apprende qualcosa di nuovo attraverso l’ispezione.
Le certificazioni Scrum
L’ampia diffusione di Scrum ha portato con sé una domanda crescente di certificazioni, necessarie per attestare la conoscenza dei principi del framework e la capacità di applicarne le tecniche in contesti progettuali complessi.
Per poter lavorare in uno Scrum Team non è però sufficiente possedere una certificazione. Ciò che realmente conta è il livello di profondità delle conoscenze che si possiedono. Il percorso formativo necessario per acquisire una certificazione è un’opportunità di apprendimento e, se scelto con attenzione, garantisce una piena consapevolezza nell’utilizzo delle tecniche Scrum.
Le certificazioni che è possibile acquisire sono principalmente due e corrispondono alle due figure di rilievo nel Team Scrum:
- Product Owner
- Scrum Master
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