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Risk management: miti, verità ed esempi reali nel settore energetico

da | Feb 7, 2025 | 0 commenti

Quando si parla di risk management ci si riferisce a quel processo di identificazione, valutazione, gestione e monitoraggio di tutti quei rischi, individuabili o razionalmente prevedibili, che potrebbero influenzare il buon esito di un progetto.

L’obiettivo è minimizzare gli impatti negativi dei rischi e, se possibile, sfruttare le opportunità che potrebbero emergere.

Nella gestione dei rischi, le false credenze possono essere tanto pericolose quanto i rischi stessi. È convinzione diffusa che il risk management riguardi solo le grandi aziende, che serva esclusivamente a evitare i pericoli o che sia un processo statico.

Ma è davvero così?

In questo articolo parleremo di alcuni dei miti più comuni, svelando le verità che si celano dietro la gestione del rischio, con esempi concreti applicati al settore energetico.

Le fasi del risk management

Partiamo con una sintetica ma efficace analisi delle fasi della gestione del rischio.

1. Identificazione dei rischi

In questa prima fase del processo, si individuano i possibili rischi che potrebbero influenzare il progetto, utilizzando modelli come la SWOT analisys o l’analisi PESTLE.

2. Valutazione dei rischi

Si analizza la probabilità che ciascun rischio identificato si verifichi e l’entità del suo impatto sul progetto. Per avere una visione chiara della probabilità degli eventi e del loro impatto, è consigliabile elaborare una matrice del rischio.

3. Pianificare le risposte ai rischi

Giunti a questo punto, il passo successivo consiste nel decidere come affrontare i rischi identificati. Possiamo mettere in campo diverse strategie di risposta, valutando scrupolosamente la natura del rischio e la portata ipotetica del relativo impatto sul progetto.

Il project manager può decidere, in base ad una valutazione ragionevole del contesto, di:

evitare il rischio
mitigare il rischio, riducendo la probabilità o l’impatto
accettare il rischio, quando il costo della mitigazione è troppo alto
sfruttare l’opportunità, nel caso in cui il rischio si traduca in un vantaggio

Per un approfondimento, leggi l’articolo > Come rispondere al meglio ai rischi di progetto

4. Monitoraggio e controllo dei rischi

L’attività di monitoraggio e controllo dei rischi interessa tutta la fase di esecuzione del progetto, in quanto è importante monitorare costantemente l’ambiente circostante e i fattori che potrebbero influenzare i rischi identificati. In questa fase, la matrice dei rischi va aggiornata regolarmente per riflettere eventuali cambiamenti. Inoltre, le risposte ai rischi devono essere adattate in base agli sviluppi, modificando le strategie se necessario, per affrontare situazioni che potrebbero evolversi o imprevisti che potrebbero emergere.

Ricordiamo l’importanza di documentare tutte le azioni intraprese e i risultati ottenuti, per costruire una base di conoscenza che permetta di migliorare le future attività di gestione del rischio.

Sfatare i miti del risk management: un approccio consapevole e adattivo

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L’approccio alla gestione del rischio deve essere dinamico, olistico e adattato alle specifiche esigenze del contesto, per minimizzare le perdite e cogliere le opportunità che si presentano.

Questo processo (come molti altri) non è privo di mitologie che possono compromettere l’efficacia delle strategie aziendali. Esistono infatti numerosi “bias” che circondano la gestione dei rischi, molti dei quali possono portare ad una comprensione errata delle sue dinamiche e, di conseguenza, a decisioni sbagliate.

Analizziamo alcuni dei miti più diffusi e le relative verità.

Mito 1: il risk management è solo per le grandi aziende

Falso! Pensare che solo le multinazionali, con risorse economiche e operazioni complesse, debbano occuparsi di gestione del rischio è un errore comune. La gestione del rischio è fondamentale per tutte le realtà aziendali, indipendentemente dalle dimensioni.

Verità: ogni impresa, anche quella di dimensioni più contenute, deve affrontare rischi, anche se di natura diversa rispetto a quelli delle grandi compagnie. Ad esempio, nel settore energetico, anche una piccola impresa che fornisce energia rinnovabile è vulnerabile ad eventi atmosferici estremi (che potrebbero compromettere la produzione e quindi il profitto) o a cambiamenti improvvisi nelle politiche governative relative agli incentivi per le energie rinnovabili. Le grandi compagnie, avendo un portafoglio più diversificato, possono mitigare meglio questi impatti, ma il principio resta valido per tutte le realtà.

Mito 2: gestire il rischio significa evitarlo completamente

Un altro mito molto diffuso è che il risk management debba puntare a eliminare ogni tipo di rischio. Questa visione è irrealistica e può portare a scelte dannose, come la paralisi decisionale.

Verità: il risk management non consiste nell’eliminare i rischi, ma nel comprendere come gestirli e minimizzarli in modo strategico. Per riprendere l’esempio del settore energetico, la volatilità dei prezzi del petrolio e del gas naturale è un rischio che non può essere eliminato, ma può essere ridotto o gestito attraverso contratti a lungo termine e coperture finanziarie. Come già citato nel punto 1) la gestione dei rischi può anche includere la creazione di un portafoglio diversificato di fonti energetiche, riducendo così la dipendenza da una sola risorsa.

Mito 3: il risk management è un processo statico

Molti tendono a credere che una volta implementato un piano di risk management, il lavoro sia finito. Anche questo è falso!

Verità: la gestione del rischio è un processo dinamico e continuo, che deve essere rivisitato e adattato in base ai cambiamenti del contesto interno ed esterno, e alle lesson learned di progetti e attività passate. Nel settore energetico, l’introduzione di nuove tecnologie come l’intelligenza artificiale per ottimizzare la gestione delle reti elettriche o l’adozione di nuove normative ambientali, può influenzare drasticamente il profilo dei rischi. Le aziende devono essere pronte ad aggiornare i piani di risk management in tempo reale, per rispondere a queste dinamiche in evoluzione.

Mito 4: il rischio più grande è quello economico

Un’altra convinzione comune è che i rischi economici, come le fluttuazioni dei prezzi delle materie prime o le crisi finanziarie, siano i più pericolosi e, quindi, quelli da controllare con maggiore attenzione. Anche se è vero che i rischi economici sono significativi, non sono gli unici da considerare.

Verità: nel settore energetico, i rischi legati alla sicurezza, alla sostenibilità ambientale e alla compliance normativa possono avere conseguenze altrettanto gravi. Pensiamo, ad esempio, ai rischi legati alla gestione di impianti nucleari o alla protezione delle infrastrutture energetiche da attacchi cyber. Anche il cambiamento climatico rappresenta una minaccia sempre più concreta, con eventi estremi che possono compromettere la produzione energetica o danneggiare le reti di distribuzione. Un piano di risk management efficace deve affrontare tutte le tipologie di rischio, non solo quelli economici.

Mito 5: il risk management è solo una questione di numeri e statistiche

Molti credono che il risk management sia un mero calcolo di probabilità e impatti di eventi negativi attraverso modelli matematici complessi. Falso!

Verità: sebbene i numeri siano una componente importante, non sono l’unico aspetto da considerare.

La gestione del rischio deve includere anche la componente qualitativa, come la valutazione delle capacità organizzative, della cultura aziendale e delle relazioni con gli stakeholder. Nel settore energetico, la gestione del rischio implica una visione olistica che consideri, oltre agli aspetti economici, anche la gestione dei rischi reputazionali, l’accettabilità sociale di determinate scelte (come la costruzione di impianti in aree specifiche) e lo sviluppo dell’azienda in termini di resilienza e adattabilità.

Best practice nel risk management

Per gestire efficacemente i rischi nei progetti, è fondamentale adottare un approccio proattivo che consenta di identificare tempestivamente le possibili minacce.

Questo significa analizzare le esperienze passate, coinvolgere gli stakeholder e utilizzare strumenti adeguati per individuare in anticipo eventuali criticità. Una volta individuati i rischi, occorre valutarne la gravità e la probabilità di accadimento, così da stabilire le priorità e definire strategie mirate per mitigarli o gestirli al meglio.

Non basta però prevedere i rischi. Come abbiamo già detto, è altrettanto importante monitorarli costantemente per verificarne l’evoluzione e aggiornare le strategie in base alle nuove variabili. Una comunicazione chiara e trasparente tra i membri del team e gli stakeholder garantisce che tutte le parti coinvolte siano consapevoli dei potenziali rischi e delle misure adottate per affrontarli.

La gestione del rischio, per essere efficace, deve essere parte integrante della cultura aziendale. Questo significa sensibilizzare il personale, investire nella formazione e promuovere un mindset orientato alla prevenzione e alla gestione strategica delle incertezze. Solo in questo modo sarà possibile affrontare le situazioni avverse con maggiore sicurezza e trasformare i rischi in opportunità di crescita e innovazione.

…E tu, in quale di questi o altri miti ti sei imbattuto durante la gestione di un progetto? Scrivici nei commenti!

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About Francesco Liguori
Francesco Liguori, professionista con esperienza pluriennale nella gestione di progetti complessi ed in possesso di diverse credenziali nell'ambito del project management, del service design e sicurezza delle informazioni (PMP®, PRINCE2®, SCRUM®, ITIL®, ISO/IEC 27001), ha fondato nel 2015 PM facile. In qualità di ATP Instructor del PMI, ha curato la progettazione dei corsi di preparazione agli esami di certificazione PMP®, CAPM® e PMI-ACP®. È inoltre CEO di BE Innovazione (www.beinnovazione.com), innovation company che migliora il posizionamento competitivo delle aziende clienti con progetti di trasformazione digitale.

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