“Leader è colui che ha la responsabilità di guidare un team o un’intera azienda verso il raggiungimento degli obiettivi prefissati.”
Queste parole sembrano definire chiaramente il ruolo del leader. E se ti dicessi che in realtà questa è solo una definizione superficiale e decontestualizzata della figura del leader?
Scommettiamo che dopo aver letto questo articolo, rileggerai questa frase e sarai pienamente d’accordo con me?
Cosa serve per essere un buon leader
Per essere un buon leader non servono capacità sovraumane. La chiave sta nel mettersi in gioco e sfruttare ogni occasione possibile per migliorare sé stessi e il rapporto con gli altri.
Non si nasce leader, ma lo si diventa.
Esistono diverse scuole di pensiero su cosa significhi essere un buon leader.
Secondo una delle massime esperte di leadership al mondo, Linda Hill della Harvard Business School, per essere un leader di successo servono 8 qualità:
1. Autenticità
Essere autentici e fedeli a sé stessi è essenziale. Per la crescita professionale e personale è molto utile cercare di capire la percezione che gli altri hanno di te. Ricevere un feedback negativo, o che non ti aspettavi, può essere disorientante e difficile da gestire, soprattutto per l’impatto emotivo che un’opinione negativa può generare in noi. Il consiglio è quello di aprirsi agli altri in un momento in cui ci si sente in equilibrio con sé stessi e il clima di lavoro è familiare. Sarai sicuramente più predisposto all’ascolto.
2. Curiosità
Alimenta la tua curiosità esplorando nuovi contesti ed entrando in contatto con persone nuove. Non avere mai il timore di porre domande solo perché secondo te sarebbero ingenue, potrai stupirti di quanto possa arricchirti la risposta.
3. Abilità analitica
Per risolvere i problemi l’istinto non basta, serve una buona dose di capacità analitiche. Linda Hill parla di un “mix di analisi, competenza e giudizio etico”. Prova a sperimentarlo!
4. Adattabilità
In pieno spirito agile, l’adattabilità è un requisito assolutamente necessario per affrontare i cambiamenti, di qualsiasi natura essi siano. Per rafforzare la tua adattabilità, puoi accettare incarichi ed esperienze che richiedono flessibilità.
5. Creatività
Non pretendere di essere necessariamente tu l’autore di nuove idee, ma lavora per creare un ambiente che stimoli la creatività attraverso il confronto di opinioni divergenti.
6. Gestire l’ambiguità
Secondo Hill, gestire l’ambiguità significa avere in testa idee contrastanti e affrontare priorità in conflitto, che appaiono ugualmente importanti. Sviluppa una mentalità di sistema per capire come le cose sono collegate e trovare il modo migliore per gestire l’incertezza.
7. Resilienza
Troppo spesso ci impegniamo per costruire una visione di noi che ci vede invincibili. I leader di successo riconoscono la natura fluida delle situazioni e hanno la capacità di ricalibrare il tiro se stanno deviando dall’obiettivo. Non avere paura di cambiare giudizio e direzione, questo non cambierà l’opinione che i tuoi collaboratori hanno di te.
8. Empatia
Connettiti con gli altri. Cercare una connessione, costruire fiducia, immedesimarsi: questo significa “empatia”. Abbiamo la naturale tendenza a solidificare le relazioni con chi più ci somiglia ma, per arricchire il nostro bagaglio emotivo, dobbiamo cercare l’interazione con chi è diverso da noi.
Ritornando alla nostra scommessa…
Già qui, dopo averti parlato delle 8 qualità di un vero leader, avrai individuato cosa non va in quella definizione. Ma voglio dirti ancora qualcosa in più.
Chi è il servant leader?
Il ruolo del servant leader è tipico dei contesti agile, in cui il project manager pone al centro del suo agire le esigenze e la crescita dei membri del team.
Si tratta di un leader che “serve” (nel vero senso della parola) i propri collaboratori, aiutandoli a sviluppare il loro potenziale, ad esprimere il proprio talento e a raggiungere gli obiettivi, anche individuali.
È una forma di leadership più evoluta che si concentra sui bisogni e sulla crescita del team. La servant leadership non si focalizza unicamente sugli obiettivi e sui risultati, ma pone al centro le persone, creando un ambiente di lavoro positivo e stimolante in cui i collaboratori si sentono valorizzati e supportati. Questo approccio favorisce la crescita individuale e professionale di ogni membro del team, aumentando motivazione, impegno e produttività.
È importante sottolineare che la servant leadership non è un modello statico, ma un processo continuo di apprendimento e miglioramento. Un servant leader è sempre aperto al feedback e disposto a mettersi in discussione, cercando costantemente di perfezionare le proprie capacità e di essere un esempio positivo per il proprio team.
Oltre a queste qualità, un buon leader deve essere anche un esempio da seguire per i propri collaboratori. Deve essere una persona integerrima, onesta e affidabile, che incarna i valori dell’azienda.
Il servant leader adotta pratiche agili e le diffonde.
Prova ad affrontare il lavoro di progetto in questo ordine:
- scopo: lavora con il team per definire il “perché” o lo scopo, in modo da focalizzare l’attenzione di tutti sull’obiettivo del progetto;
- persone: una volta stabilito lo scopo, crea un ambiente in cui tutti possano avere successo;
- processo: non programmare di seguire il processo agile perfetto ma ricerca il risultato.
Il servant leader gestisce le relazioni per costruire una comunicazione e un coordinamento nel team e nell’ambito dell’organizzazione. Questo tipo di supporto contribuisce a rimuovere gli ostacoli e facilita il team nell’ottimizzare i processi.
In quanto “facilitatore” incoraggia la collaborazione con riunioni interattive, dialogo informale e condivisione della conoscenza.
Quali sono le responsabilità del servant leader?
Il servant leader non si limita a guidare il team, ma assume un ruolo di servizio a 360 gradi, supportando e accompagnando i suoi collaboratori nella crescita personale e professionale. Qualora necessario, al fine di facilitare i processi, potrebbe anche essere chiamato a svolgere attività amministrative.
Tra le responsabilità primarie troviamo:
- supportare e far crescere i collaboratori, creando un clima positivo e motivante. Il servant leader sostiene la formazione e lo sviluppo professionale, investendo nella crescita di ogni individuo. Egli non impone la sua visione, ma accompagna il team nel suo percorso, aiutandolo a raggiungere la piena autonomia;
- facilitare e risolvere. È pronto a intervenire quando necessario, colmando eventuali lacune di conoscenza o esperienza e supportando il team nella risoluzione di problemi e ostacoli;
- riconoscere e celebrare. Un aspetto spesso trascurato, ma fondamentale, è la capacità del servant leader di celebrare i successi del team. Riconoscere e valorizzare i traguardi raggiunti è un potente strumento per motivare i collaboratori e rafforzare il senso di appartenenza al gruppo.
Ora avrai compreso che la figura del leader va oltre la semplice definizione di “colui che ha la responsabilità di guidare un team”. Un vero leader, infatti, non si limita a dirigere, ma assume un ruolo di servizio nei confronti dei propri collaboratori.
Il servant leader rappresenta un modello di leadership più efficace, in grado di generare un impatto positivo sia sui singoli collaboratori che sull’intera organizzazione. Un leader che serve il proprio team, lo guida con empatia, lo responsabilizza e lo ispira a raggiungere obiettivi comuni, creando un ambiente di lavoro positivo, produttivo e appagante per tutti.
Se vuoi saperne ancora di più su come costruire la tua leadership,
iscriviti alla nostra newsletter e riceverai gratuitamente l’eBook “Project Management e Leadership”.
Immagine di copertina di freepik.
0 commenti